Af-Fondo Esuberi

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contributo a cura di Patrizia Manieri

Non cerco facili consensi e quindi accendo un riflettore su un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
Ed è quello di dove posare lo sguardo.
Riesco a spiegarmi meglio se condividiamo un breve ragionamento.

Abbiamo ben presente cosa sono gli istituti bancari al giorno d’oggi?

Ed al “bancario” inteso come lavoratore nel settore finanziario, ci pensiamo mai? Per decenni i bancari italiani sono stati considerati una categoria super tutelata, con orari di comodo, buoni stipendi e integrativi da favola. Nell’immaginario comune il bancario è sempre stato tutt’altro che precario. Del resto come non crederlo? Il lavoro sembrava non mancare mai e i principali gruppi bancari crescevano a colpi di fusioni ed acquisizioni, sostenuti dall’inarrestabile domanda di credito di famiglie ed imprese. La pacchia è finita? Pare di si; ed era ora, direbbe qualcuno, confondendo i Banchieri con i bancari. La crisi finanziaria ha dato l’avvio e l’evoluzione tecnologica ha decretato la parola fine ad un modello tendenzialmente immutato per decenni. Il sistema bancario è cambiato perché sono cambiati i clienti, che chiedono sicurezza, professionalità ed attenzione alle loro esigenze e progetti. Quindi la necessità di una pianificazione finanziaria efficiente è sempre più d’attualità. Tanto più che in uno scenario di riduzione della componente pubblica nell’erogazione del welfare, dalla sanità alla previdenza,la capacità di gestire il risparmio nel corso della vita in base ai propri bisogni è sempre più importante anche ai fini di una tenuta dell’intera società.

I primi segnali di trasformazione si sono avvertiti quando, per la prima volta nel 2010, il numero degli sportelli si è ridotto, invertendo una tendenza fino ad allora spasmodica. E questo è solo l’inizio. A quanti è già capitato di andare nella propria banca e trovare il cartello “Trasferiti in Via…..”? Pochi? Tra poco quei pochi saranno in buona compagnia, almeno stando a quanto previsto dai piani industriali dei principali gruppi italiani. Chi ha annunciato la chiusura di 1000 sportelli (ma forse saranno solo 700) che si aggiungeranno alle 400 filiali di qualcun altro e alle 13 della banca locale di turno. Alla riduzione degli sportelli stanno pensando anche la banca che una volta era in doppiopetto, con 200 agenzie, e quelli che, una volta, tra le popolari erano i più forti di tutti, e per ora ne chiudono 30: chiuderanno anche quella aperta recentemente vicino al mio ufficio? Questo ridimensionamento avrà inevitabili ricadute sull’occupazione nei prossimi anni. Sono circa 20 mila i colleghi che vedranno sfumare il proprio posto di lavoro. I motivi di queste decisioni sono molteplici e vanno dalla pressione insostenibile sui margini d’intermediazione al bisogno di adeguarsi a nuove richieste del mercato. Oggi infatti più del 60% delle transazioni avviene online, ed è un dato destinato a salire e che renderà obsoleti sportelli ed uffici bancari, almeno come li abbiamo conosciuti finora. Che ne sarà allora di tutti questi lavoratori e delle loro famiglie? Ecco, sta proprio nella risposta a questa domanda il senso di dove posare lo sguardo. Perché ci possiamo concentrare sul fatto che le banche licenzieranno 20.000 persone oppure possiamo pensare che il lavoro dell’impiegato di banca è cambiato. Possiamo continuare a restare attaccati all’ombrello del contratto nazionale del credito, consci però che rischiamo di perdere il posto di lavoro in un prossimo futuro, oppure possiamo cavalcare questa evoluzione del sistema bancario con una nuova mentalità imprenditoriale, lavorando in una realtà più dinamica e in crescita. Quindi possiamo posare lo sguardo sul cambiamento e su cosa possiamo fare per cogliere l’opportunità in un settore che si trasforma.

Possiamo posare lo sguardo su come essere artefici del benessere delle nostre famiglie e dei nostri clienti. Parola di chi quella opportunità l’ha già colta.

Per suggerimenti ed informazioni: patri.manieri@gmail.com

 

 

 

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