
Aiuto, Dottore, ho un bias… è grave?
Ne siamo affetti un po’ tutti: si tratta di una nuova epidemia?
Più o meno.
Per diagnosticarla sarà sufficiente dire 33?
In realtà, più che di malattia, si può parlare di un vero e proprio difetto insito in ognuno di noi.
Si manifesta quelle volte in cui siamo convinti, intimamente, di un qualcosa che non corrisponde esattamente alla realtà.
Un esempio in economia?
Il mattone non tradisce, mai.
Cosa intendiamo dire, precisamente?
Che un investimento immobiliare è, nel tempo, sicuro e si rivaluta.
Corrisponde a verità questa affermazione?
Qualche giorno fa, l’ottimo Marco Liera (storico giornalista de Il Sole 24 ore e fondatore di Youinvest Spa, specializzata in consulenza e formazione finanziaria) citava un recente studio pubblicato da Credit Suisse che si sofferma sul rapporto rischio/rendimento delle varie classi di attivo patrimoniale.
E’ fondamentale questo tipo di valutazione, quando si parla di investimenti, in quanto soffermarsi su uno solo dei due parametri, solo il rischio o solo il rendimento, nasconde insidie o fa perdere opportunità interessanti… ma su questo ci soffermeremo prossimamente.
Viceversa, resta sorprendente il dato, rilevato dal citato studio, sul rendimento medio degli immobili conseguito tra il 1900 e il 2017 in 11 paesi, tra cui l’Italia, al netto dei costi di manutenzione: -2,1% annuo reale.
Le esperienze che possiamo raccontare, a memoria, non coincidono affatto con questa informazione: com’è possibile?
La nostra mente tende a generalizzare alcuni episodi, collegati a periodi storici definiti e nei quali erano presenti condizioni particolari, ad esempio: il nonno aveva comprato una casa negli anni 60 per 40.000 lire e oggi vale 400.000 euro… un rendimento stellare.
Sottovalutiamo, in questi casi, i costi connessi all’acquisto, gli oneri fiscali, i costi di manutenzione e ristrutturazione, ecc.
Ma, soprattutto, non consideriamo il nemico numero uno del risparmiatore: l’inflazione.
E’ stata a due cifre per decenni, poi a una cifra ma ancora elevata.
Negli ultimi anni è stata bassa e ne abbiamo quasi dimenticato l’esistenza, a differenza di un passato nel quale ogni famiglia ne aveva dimestichezza; ma basta anche una percentuale modesta (1,5%-2% annuo), in 10, 20 o 30 anni per generare valori reali molto difficili da immaginare e calcolare a mente.
E’ proprio questo il bias, cognitivo, che si trasforma in uno comportamentale: investiamo in immobili convinti che non tradiscano mai o, all’altro estremo, lasciamo in liquidità somme superiori al necessario pensando, così, di essere sicuri e conservare il nostro gruzzoletto.
In entrambi i casi avremmo bisogno dell’aiuto del medico…. ehm, volevo dire del consulente!
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