Che tempo fa?

Che tempo fa?

Beh, non si può dire che non abbiano picchiato duro…ma, tutto è bene ciò che finisce bene.
O no?
Il barometro ha segnato tempesta, tremenda tempesta: tra la fine del 2015 e queste prime settimane del nuovo anno, la morsa di bail-in, Cina, petrolio e BCE ha tenuto ben stretti i risparmiatori, generando panico su tutta la linea e colpendo pesantemente il valore di (quasi) ogni classe di attivo.
Già orfani del rendimento dei titoli di stato, in gran parte negativi ormai da tempo, sono stati privati delle loro ultime sicurezze.
Non solo Popolare dell’Etruria o qualche altre ‘banchetta’ regionale: MPS è stata nell’angolo, ma nessuno ha potuto sentirsi escluso, visto che moltissimi primari istituti bancari si sono visti recapitare, dalla nuova vigilanza europea, invasive richieste di informazioni sullo stato di salute dei loro crediti.

Curioso che negli ultimi anni, quasi tutti gli stati, Germania in testa, abbiano ripetutamente salvato le proprie banche mentre, si diceva, in Italia il sistema è più solido, quindi non se ne ha bisogno.
Si scopre ora che, invece, le nostre non erano più solide delle altre ma, semplicemente, meno trasparenti…
Qualcuno se ne accorge solo adesso che, perfettamente sincronizzati, il Big Ben e, soprattutto, il celebre orologio di Place Albertine a Bruxelles, quello con 12 statue a rappresentare le ore e la tredicesima che rintocca la campana, hanno ormai detto stop agli aiuti di stato alle banche, grazie alla recentissima entrata in vigore della normativa sul bail in.

Fortunatamente, negli ultimi due giorni della settimana, i poderosi rimbalzi di mercato hanno schiarito completamente il fosco orizzonte: quindi, possiamo con fiducia osservare il barometro impostato stabilmente al bello?
Pericolo scampato, evviva!
MPS è un buon affare, il petrolio è tornato sopra i 30 dollari e la Cina…beh, in fondo, il diavolo non è mai così brutto come lo si dipinge!
È bastata la dichiarazione di Draghi (un’annunciata conferma che avevamo anticipato pochi giorni fa su queste stesse colonne)?
Il tenore dell’informazione è completamente opposto rispetto ai giorni precedenti, generando in chi assorbe stati d’animo altrettanto diversi.
Riordinare le idee può evitare ai risparmiatori, generalmente indifesi, di prenderle di brutto, come invece spesso gli accade.
Lasciamoci guidare dal buon senso e ragioniamo sulle soluzioni.
Evitando, ove possibile, ciò che incorpora il cosiddetto rischio specifico: singole azioni o singole obbligazioni ci legano mani e piedi alla sorte del soggetto che li emette, indipendentemente da chi esso sia.
Ovviamente, le obbligazioni sono più rischiose se emesse da soggetti privati o singoli stati con rating basso (l’Italia ha un rating peggiore della Polonia, ad esempio…) e minore per emittenti sovranazionali o stati con rating elevato.
Concentrare tale rischio non è mai consigliabile: il portafoglio dei risparmiatori che avevano la maggior parte dei propri risparmi allocati nei titoli delle ‘terribili 4’ (Etruria, Marche, CariFe, CariChieti) sarebbe stato male allocato anche se avessero avuto la medesima concentrazione in titoli emessi, ad esempio, da Fiat (FCA) o da qualunque altro emittente.
Il fatto che fossero titoli emessi dalla stessa banca che li collocava peggiora semplicemente, di tanto, la situazione sotto il profilo del potenziale conflitto d’interesse e della trasparenza sui rischi dell’operazione.
L’allocazione sarebbe stata errata anche se avesse comportato un guadagno, anziché una perdita: è questo un monito colossale per quei risparmiatori che si trovassero in situazione analoga e pensassero che ‘la mia banca è differente…”.
La trasparenza, infatti, è una caratteristica molto desiderabile per gli investimenti: tutto ciò che, per essere non quotato (ancora, le azioni di banche popolari e BCC, oltre che moltissime obbligazioni bancarie) o per metodo contabile (le ormai obsolete, udite udite, gestioni separate, prossimamente su questi schermi…), non consenta di conoscere il vero valore del proprio denaro espone ad insidie inattese.
E pensare che molti risparmiatori, ignari anche e soprattutto per responsabilità di chi colloca questi strumenti, identifichino come positiva questa ‘stabilità’ nella valorizzazione…. per la serie, il ‘rischio’ c’è ma, semplicemente, non si vede.
Avete presente quando i bambini, pensando di sparire, si coprono gli occhi?
I fondi comuni sono, invece, lo strumento principe per trasparenza e diversificazione e consentono di neutralizzare il rischio specifico e accedere a strumenti che, pur singolarmente rischiosi, possano generare, nel tempo, rendimento.
A condizione di adottare, con crescente consapevolezza, i giusti comportamenti.
Il più celebre investitore di tutti i tempi, l’ultra-ottuagenario Warren Buffet, sentenzia: “non c’è cosa peggiore che muoversi in base ai titoli dei giornali”.
E vale anche anche per Tg, internet, ecc……
Chi, traumatizzato dalla valanga informativa che racconta di crolli dei mercati, azionari, obbligazionari o, come recente novità di questi anni, persino immobiliari, decide di vendere non fa che distruggere il valore di ciò che, lavorando e risparmiando, ha faticosamente creato.
Esattamente come chi, fiduciosamente gradisce incrementare i propri investimenti solo dopo che ne ha riscontrato la bontà, per aver conseguito buoni rendimenti (ergo, vuol dire che i mercati sono saliti e lui sta comprando a prezzi meno vantaggiosi, riducendo la propria prospettiva di rendimento futuro).

Quindi, come si evolveranno i mercati?
Difficile prevedere l’evoluzione delle prossime settimane e mesi, ovviamente: il barometro segna, come sempre, tempo variabile.
Non è mica detto, infatti, che i mercati tornino velocemente a salire verso nuovi massimi, nonostante dai bassi costi delle materie prime (si, proprio dal petrolio) e dalle autorità monetarie ci siano solo buone notizie per l’economia.
Ma siamo sicuri che sia così importante saperlo?
Se l’allocazione del portafoglio è corretta, anche temporalmente in base alle necessità individuali, ogni ribasso, già finito o meno, rappresenta un semplice e fisiologico andamento che sarà inevitabilmente superato e, per chi ne ha la possibilità, un’opportunità d’investimento.
Ma i vent’anni ormai raggiunti di esperienza professionale, inequivocabilmente testimoniati da qualche pelo bianco di troppo sulla barbetta incolta, non lasciano scampo nel classificare le conseguenze del fenomeno in atto: c’è qualcuno che perderá soldi, ma qualcun altro ne guadagnerà.

Tutto sta a capire da quale lato è meglio trovarsi….
Ancora Warren Buffet, che ne ha viste molte più di me, l’altro giorno mi ha mandato un messaggio su Whatsapp, per ricordarmi uno dei suoi più importanti insegnamenti: “Ricordati, dear Angelo,  che i mercati finanziari sono lo strumento per trasferire denaro dagli impazienti ai pazienti.”
😀

2 Comments

  • Antonio Bux
    26 Gennaio 2016

    quanto sopra detto è convincente per una limitata fascia di “investitori” esperti e facenti capo ad un ristretto numero. Cioè quelli che vivino ed operano nel mondo della finanza mondiale. Esmpio: “funzionari di aziende e/o gruppi che collocano strumenti finanziari della propria azienda e/o gruppo”, e che quindi conoscono i VERI motivi che inducono l’azienda ad usufruire delle finanze altrui.
    Il piccolo risparmiatore, colui il quale ha un limitato importo derivante da TFR e/o altro proveniente dal lavoro, non conoscendo l’azienda/gruppo brancola nel BUIO più assoluto. Per cui……………. Un caro saluto

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