Di cosa ci preoccupiamo, adesso?

Di cosa ci preoccupiamo, adesso?

L’argomento del giorno?

Cosa prende il posto della campagna elettorale?

Quali preoccupazioni ci assalgono?

Le sorti dell’Italia sono appese ad un filo (o, meglio, ad un seggio)…

Ognuno di noi, nei giorni scorsi, ha seguito i dibattiti e deciso un voto.

Quanto ci siamo preoccupati delle conseguenze, che abbiamo contribuito a creare a livello nazionale, con la crocetta apposta sulla nostra scheda?

Quanti punti di spread valeva il nostro voto?

Quanto ha inciso sull’indice di borsa?

E quanto sull’economia, italiana ed internazionale?

Ovviamente le risposte possono essere varie.

Il nostro voto, come individui, incide praticamente zero.

Vale la somma.

D’altronde, non è mica detto che dobbiamo occuparci dei mercati nel momento in cui decidiamo a favore di chi esprimere la nostra preferenza politica

Il denaro per chi vota?
😉

In realtà, l’opinione corrente dei votanti-risparmiatori è stata in questi ultimi mesi convinta del cessato allarme.

Lo spread è sotto controllo, l’euro è definitivamente salvo.

Quante volte i mezzi di informazione hanno riportato questo concetto?
Draghi, il nostro eroe, ha risolto tutti i problemi: sarà fatto tutto il necessario, e basterà…

Se tutto ciò è vero, di cosa ci preoccupiamo ora?

Cosa può determinare di così negativo la (relativa) instabilità politica scaturita dalle urne?

Quali scenari si prefigurano, adesso, per l’Italia e l’intera Europa?

E’ prematuro, certo, stabilire maggioranze possibili ed aree di intervento di un futuro, eventuale, governo.

Ma ciò che è certo è comprendere che gli scenari di difficoltà per l’Italia e per l’Europa non discendono dalla difficile governabilità di questi giorni ma da molto più indietro.

L’impossibilità di gestire il bilancio (i parametri di Maastricht, il fiscal compact, ecc.) e di battere moneta (l’euro è, di fatto, per noi una moneta estera perché il nostro Stato non può emetterla) restringe il possibile raggio d’azione dei governanti in politica economica, ormai da più di un decennio.

Il drenaggio di risorse dai privati al famelico stato, che deve onorare i propri impegni internazionali, è la principale causa del declino economico.

Persino più dei malvezzi della casta (ogni mondo è paese)…

Bene, e la soluzione?

Non facile, certo.

La consapevolezza di lungo termine è che il progetto europeo non sta in piedi, così com’è.

Ciò che succede in Grecia e da noi, ne mostra i costi socio-economici.

E soprattutto mostra a noi risparmiatori che la strada maestra per costruire la sicurezza che tutti cerchiamo per il nostro patrimonio, passa dalla diversificazione.

La buona notizia è che noi, fortunatamente, lo diciamo (e lo applichiamo) da sempre.

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