Doppio passo

Con quanta facilità passiamo dal mondo animale (tassi, tasse…) a quello del pallone?
E’ appena iniziato il campionato di calcio e ci sono già vinti e vincitori, chi è in trionfo e chi già sotto processo.
Dipende dai valori assoluti, certamente.
Ma altrettanto, come spesso accade anche nella vita di tutti i giorni, dipende dalle scelte.
L’acquisto o la cessione di un giocatore, aver confermato o cambiato l’allenatore,  l’adozione di un modulo oppure di un altro, gli undici titolari che scendono in campo dal 1° minuto e le sostituzioni decise ad un certo punto della gara.
Sono queste variabili che decidono le partite, e spesso i campionati, incidendo in modo determinante sul futuro sportivo ed economico dei singoli e delle società di calcio.
Anche per i risparmiatori, ciò che produce l’impatto maggiore nel ritorno dei propri investimenti, sono le scelte fatte.
Molto più che l’andamento dei mercati.
Immaginiamo il doppio passo eseguito da un fuoriclasse, per dribblare l’avversario e raggiungere il proprio obiettivo, il goal, la vittoria.
IL PRIMO PASSO: compro un titolo oppure un fondo (o, similmente, una polizza, una gestione, ecc.)?
Nel caso di un titolo, ci si lega mani e piedi al suo emittente: se ci fosse un problema, le conseguenze per il risparmiatore che lo detiene sarebbero devastanti…
CONSIGLIO?
Come detto fino alla noia su queste pagine, la scelta di possedere un singolo titolo è tendenzialmente da evitare, indipendentemente da chi sia l’emittente (persino lo Stato, italiano o estero che sia).
Sono infatti piene la storia e le cronache, finanziarie e non, di inattesi default... o casi simili. Per eliminare questo cosiddetto rischio specifico, si adotta il banale buon senso del ‘non mettere tutte le uova nello stesso paniere’, acquistando tanti titoli.
Quanti?
Più possibile.
La risposta teorica si scontra con una messa in pratica estremamente difficile.
Proprio per questo viene in soccorso il fondo che non è altro che un contenitore di tanti titoli, centinaia e a volte migliaia.
Ma non solo: i titoli sono scelti e gestiti da professionisti, c’è trasparenza e facilità di investimento, monitoraggio e smobilizzo.
Persino i costi di gestione sono più efficienti rispetto al fai da te e, con l’avvento a partire da quest’anno della normativa MIFID 2, lo saranno sempre di più, a tutto vantaggio dei risparmiatori.
Ma la sola diversificazione basta ad azzerare i rischi?
IL SECONDO PASSO: c’è, infatti, ancora un temibile avversario che ci separa dalla vittoria.
E’ il più temibile in assoluto per il risparmiatore: se stesso.
O meglio, i propri comportamenti dettati da un bias abbastanza diffuso, un errore da 4 in pagella sul quotidiano sportivo del lunedì mattina.
Solitamente, se il rendimento passato è positivo, si è contenti e si tende a voler proseguire nell’investimento fatto; al contrario, se i risultati non sono soddisfacenti in termini di performance si pensa che l’investimento non sia valido e quindi si tende a voler disinvestire.
La logica, l’esperienza e l’evidenza sono concordi nel fornire solida dimostrazione che il comportamento vincente, se abbinato alla diversificazione, è esattamente il contrario: investire nelle fasi negative aggiunge valore, nel tempo, al ritorno dei propri investimenti. Il valore va poi gradualmente consolidato nei momenti più positivi.
Anche in questo caso, ovviamente, facile a dirsi e un po’ più complicato a farsi.
Un buon consulente aiuta a seguire nella pratica questa logica – SPOT PUBBLICITARIO 😇 – e a vincere la partita.
Ancor più, attraverso l’adozione di strategie automatiche: semplificano la vita al risparmiatore e al consulente, contro le umane debolezze.

Ricordiamo questa lezione, per gli investimenti e durante le partite.
E, naturalmente, chi fa tripletta porta a casa anche il pallone… 😉

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