E non finisce mica, il cielo…

E non finisce mica, il cielo…

Sarà perché il tempo di scrivere lo trovo spesso mentre sono immerso negli ormai settimanali voli da pendolare (attraversiamo, proprio nel momento in cui scrivo questa riga, una turbolenza… e la Liguria si gode ancora il fascino del tramonto, mentre Roma e il Sud sono già in versione by night)?
Sarà perché, finalmente, domenica avrò avuto il primo contatto di avvicinamento al volo aereo da ‘pilota’ (una vecchia passione)…?
Sarà, forse, perché il cielo ricorda quella spiritualità alla quale sarebbe giusto e mi piacerebbe, come ad ognuno di noi, dedicare più attenzione e trasporto (aereo, eh eh eh…)?

L’atterraggio, più o meno morbido, nella quotidiana realtà riporta a ritmi serrati, obiettivi, risposte, problemi, soluzioni.

 

Come affrontare tutto ciò al meglio?
Con quali risorse, oltre al personale impegno?
E con quale spirito?
Sempre meno aziende, oggi più di prima, in questa nostra Italia in perenne crisi (d’idee, innanzitutto), hanno il coraggio e la forza di investire su ciò che consente di creare solide basi per vincere: la formazione.
Quella vera, quella di alto livello, quella che porta (reale) valore e alimenta riflessioni e confronti.

Una straordinaria fortuna, frutto di scelte lungimiranti, regala oggi a me (come ai miei straordinari colleghi, compagni di mille avventure) la possibilità di godere di questa eccellenza.
Che consente di ambire a posizioni di sempre maggior privilegio nella professione e nella società: poco?
; )

E non solo: nessuno può meritare veramente il successo, personale e aziendale, se non porta benefici concreti agli altri.
Ai clienti, ad esempio, verso i quali indirizzare il frutto di sempre maggiori competenze acquisite.
A quei colleghi che operano presso aziende le quali mettono al centro il proprio interesse (di questi tempi, sempre più stesso, inevitabilmente, la propria sopravvivenza), anzichè le loro risorse pregiate (clienti/collaboratori).
Alle persone care, alle quali possa andare il proprio ringraziamento e la totale riconoscenza per ciò che sono, che hanno fatto, fanno e faranno.
E a chi ha più bisogno, a chi è più indifeso, a chi, innocente, subisce.
Quindi il circolo, virtuoso, si alimenta e trae maggiore valore, si rende esempio e richiede, come pegno, l’esserne parte attiva.

Con sempre maggiore consapevolezza, coinvolgimento e integrità.

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