
God bless America?
Quanti, tra giornali, riviste, tv, siti internet e chi più ne ha più ne metta, si sono occupati in questi giorni delle elezioni USA?
Chi era il candidato preferito per vincerle?
Cosa sarebbe successo in caso di vittoria di uno, o dell’altro, dei contendenti?
Per quanto riguarda la finanza le domande, analoghe alle precedenti, erano legate a chi dei due fosse il più ‘amico di Wall Street’ (risposta: entrambi) ed a chi avesse in tasca la soluzione per superare l’imminente trappola del cosiddetto ‘fiscal cliff’ (risposta: nessuno dei due).
Ed allora?
L’America, si sa, è un Grande Paese.
Con i suoi tanti difetti, com’è ovvio, ha, più di altri, la straordinaria capacità di superare qualunque divisione per unirsi e mettersi immediatamente al lavoro.
A conteggi dei voti presidenziali ancora in corso, nonostante una situazione di sostanziale parità nelle preferenze ottenute, il buon Romney ha dichiarato immediatamente la vittoria del Presidente uscente e gli ha inviato un sincero augurio di buon lavoro, nell’interesse di tutti gli Americani.
Con rammarico, s’intende, perchè ‘avrebbe voluto guidare l’America, ma il Popolo ha scelto un altro leader’, grazie ad un sistema elettorale complesso ma al tempo stesso semplice ed immediato.
Sarà così difficile per gli USA superare gli eventuali ostacoli che si troveranno di fronte nei prossimi mesi, ed anni?
Penso proprio di no, per Obama.
E, probabilmente, lo sarebbe stato altrettanto per qualunque altro candidato si fosse affermato.
L’America, si sa, lo ripeto, è un Grande Paese.
Cosa guiderà i mercati, allora?
Difficile dirlo, come sempre, ma le grandi differenze tra i vari popoli (e quindi stati-emittenti-mercati, dal punto di vista di noi risparmiatori), evidenti anche in queste situazioni, ci trasferiscono con estrema efficacia l’importanza del messaggio che spesso ripetiamo: diversificare, sempre, in base a ciò che è più opportuno per ognuno di noi.
Ed il resto del mondo?
La Cina è forte, fortissima, e la sua economia si sta velocemente trasformando: da esportatrice d’assalto a straordinario mercato per aziende che, da tutto il mondo, abbiano avuto la lungimiranza di cogliere i segnali in questa direzione.
Questo fenomeno, con gradi diversi di sviluppo, è in corso in molti altri Paesi e risulta il grande motore della crescita in atto su scala globale.
Tornando agli USA, la gran parte di fatturati ed utili generati dalle società che compongono l’indice Dow Jones è generato al di fuori degli Stati Uniti.
Praticamente, già le sole principali società USA garantiscono un certo livello diversificazione geografica!!!
E l’economia globale, mai come in questo momento, genera ricchezza e la diffonde, pur con ancora gravi situazioni di povertà, tra miliardi di persone.
Come?
Ma non siamo in una crisi nerissima?
Certo, in Italia (ed in qualche altro Paese del sud-Europa).
E questa nostra crisi sta iniziando a diffondersi in altri paesi Europei (Francia e Germania, ad esempio).
Ovvio che se in Italia si acquistano meno prodotti di qualsiasi genere, una parte di questi sarà fabbricata o venduta da altri Paesi, che vedranno ridursi le loro vendite.
Naturalmente, con pesi diversi a seconda di quanto la domanda italiana incide su di loro.
In Europa, dove si è creato negli ultimi 50/60 anni un mercato comune molto integrato, ciò pesa molto.
Più lontani dall’Europa, quindi, vuol dire più lontani dalle crisi…(del debito, economica, politica, sociale…).
Quindi, senza speranza?
Tutt’altro.
Ad una condizione: aver chiara la strategia da seguire.
Ed aggiungo, i mercati (come in genere i fenomeni economici, e naturali) hanno un andamento ciclico.
La strategia, quindi, va adottata ricordandosi che per guidare bene è opportuno, ogni tanto, guardare nello specchietto retrovisore.
Solo ogni tanto.
Ma per la gran parte del tempo lo sguardo va rivolto in avanti verso la strada.
😉
“The best is yet to come”
(Mr. Barack Hussein Obama II, the 44th President of the United States of America”