#Italia, si può

#Italia, si può

Quando ormai sembrava che tutto andasse per il meglio…ri-ecco le attese di crisi: e quindi, ovviamente, i mercati sono in rialzo…
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Nella seconda metà di novembre il mercato azionario italiano ha messo a segno un recupero prodigioso pari all’8%; per non parlare dello spread BTP/BUND, prima tanto temuto, che veleggia ora sui minimi da 4 anni a questa parte ed ha nel mirino i minimi di sempre ed i rendimenti al 2% sui titoli a 10 anni.

Cosa c’è di meglio, infatti, se non le corrispondenti attese di un ritardo, a tempo indefinito, nel rialzo dei tassi?

L’economia ha i suoi meccanismi, che congiunturalmente agiscono da catalizzatore e, come un’organismo vivente, funzionano da anticorpi.
Una belle febbre, una convalescenza, con una terapia somministrata da sapienti medici: i banchieri centrali, che seguono a vista il paziente.

A livello mondiale le terapie stanno mostrando un’efficacia portentosa mentre, certo, per noi italiani, il contesto di crisi è ormai usuale: il continuo calo dei prezzi (merci, immobili, valore delle attività produttive) sta provocando una svalutazione interna che potrà forse funzionare, alla lunga.
Servirà ovviamente e principalmente un cambio di paradigma mentale di noi italiani, unici al mondo a tutt’oggi con un PIL negativo, secondo i dati diffusi alcune settimane fa dal Fondo Monetario Internazionale.

Qualche giorno fa gli organi di stampa sottolineavano i problemi di sicurezza, in alcune città in particolare, legati alla massiccia presenza di immigrati.
Il problema, se vogliamo, non sono loro (non soltanto, almeno).
E’ la difficoltà, da parte della nostra economia, di offrire opportunità di lavoro a coloro che le cercano; ed in questo momento, il percepito di molti è che, forse, la disperazione degli stranieri sta diventando simile a quella, persino, di molti connazionali che, perso il lavoro e in alcuni casi anche le minime tutele che il nostro stato assistenziale garantisce, si trovano oggi senza futuro, senza aspettative, senza speranza.

Rimbocchiamoci le maniche, tutti, subito.
Per far ripartire, anche nel nostro piccolo, l’Italia.

La politica, certamente, a tutti i livelli, deve svolgere un ruolo determinante, contribuendo a creare le condizioni per il sistema: privatizzazioni, semplificazioni e soprattutto riduzione del carico fiscale.
Ma non sarà facile, soprattutto quest’ultima, viste le strette maglie della rete nella quale ci ha ingabbiato l’adesione al fiscal compact.

Dipende invece da noi, da ognuno di noi, il recupero di quelle doti che ci hanno sempre caratterizzato, consentendoci di diventare l’eccellenza mondiale in molti campi: creatività, gusto e cultura.
Condite, come nelle migliori ricette della nostra cucina, con una buona dose di intraprendenza, di ottimismo e di ritrovata fiducia nel futuro ed in noi stessi.
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