
Le avventure di Giovanni Paschi
Ed infine, un bel dì decisi di abbandonare il genere finanziario e dirottare la mia vena letteraria verso la narrativa.
Da qui nasce il racconto odierno…
Beh, non proprio.
🙂
Ma non potevo non cogliere, a mio modo, la dirompente cronaca di questi giorni.
Chi è, quindi, Giovanni Paschi?
Al di là di ogni riferimento (casuale no, ma scherzoso si), rappresenta nella mia immaginazione ognuno di noi risparmiatori.
Povero Giovanni, che vive un’altra avventura.
Più volte in passato ci siamo soffermati sulle modifiche rilevanti in termini di scenario (economico, finanziario ed inevitabilmente anche sociale) avvenute in questi anni.
In che misura può sorprenderci il dubbio sulla solidità di un (consolidato) istituto bancario?
Dopo un lungo periodo in cui è stata pesantemente messa in discussione la solidità stessa dello stato (ci ricordiamo il possibile default?) ed addirittura la tenuta della nostra moneta (non succede, ma se succede?), potremmo ridurlo a semplice tema da campagna elettorale?
😉
Cosa fa, allora, signor Giovanni, con i suoi risparmi?
Le interessa sapere se la sua banca è solida o no?
Cosa succederebbe al suo c/c se ‘succedesse’ ed, inoltre, come verifica se (magari senza saperlo) ha qualche ‘derivato’ in portafoglio?
Domande lecite alle quali si può rispondere solo con un solido, quello si, rapporto individuale.
In questa sede, ovviamente, solo una riflessione generica ma di valore universale.
Cosa succede quando versiamo il denaro sul nostro c/c?
Che i nostri soldi sono lì, sicuri, e quando vogliamo possiamo andare a trovarli, guardando il saldo!
Che carini, come sono tranquilli…
😉
In realtà succede qualcosa di un po’ diverso.
Quando andiamo al teatro, o ad un ricevimento, depositiamo usualmente al guardaroba il nostro cappotto.
Ci viene rilasciata una ricevuta con la quale, prima di andar via, possiamo passare a ritirarlo.
Ce lo restituiscono, ringraziamo, salutiamo ed andiamo via.
Come la prenderemmo se, anziché il nostro, ci restituissero quello di un altro?
Questo (di regola) non accade perché il deposito del cappotto è detto ‘regolare’, cioè un incarico di custodire l’oggetto affidato e restituire PROPRIO quello.
Il deposito in conto corrente non è di questo tipo.
Il denaro depositato non è in custodia, ma diventa proprietà della banca che ne dispone a suo piacimento (normalmente lo investe in prestiti ed altre forme) alla sola condizione di essere in grado di restituire denaro nella stessa quantità quando lo chiediamo indietro.
Quindi il correntista non è più proprietario del suo denaro, ma un semplice creditore che riavrà le somme depositate solo nel caso in cui la banca sia in condizione di averne abbastanza, dai suoi debitori, per darglielo (semplifico, ovviamente).
A garanzia di questa promessa ci sono una serie di cautele (parametri di Basilea 3, la vigilanza bancaria, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ecc.) che consentono normalmente al sig. Giovanni di correre un rischio abbastanza contentuto che, anche nel peggiore dei casi, si risolverebbe con poco più di qualche seccatura.
Mi riferisco ai depositi in conto corrente, perché per altre forme altrettanto diffuse nei portafogli italiani, quali ad esempio le obbligazioni emesse dalla banca, il ragionamento diventa ben più articolato.
Quindi, caro Giovanni Paschi, i suoi risparmi sono al sicuro sul conto corrente?
Abbastanza.
Anche se colgo l’occasione per la classica riflessione.
Tornando al nostro esempio, nel nostro armadio abbiamo solo il cappotto?
E, disponendo di qualche euro in più, quanti altri cappotti acquisteremmo?
Magari un’altro, forse due.
Difficilmente di più.
Cos’altro acquisteremmo?
La risposta ragionevole la troviamo nel guardaroba della nostra camera da letto: capi di vario tipo, per le varie stagioni.
Esattamente ciò che consente un portafoglio ben equilibrato.
Perché, ci immaginiamo ad andare in giro solo con il cappotto???
😀