
Lupi…di mare? ; )
Il lupo perde il pelo…
Naturalmente il tema risulta ricco di interpretazioni, personali.
A chi di noi non è capitato di completare la mitica frase, riferendoci alle accezioni più svariate?
I vizi (degli altri), si sa, purtroppo, sono molto diffusi.
Almeno altrettanto, s’intende, lo sono le virtù (proprie), quindi…
; )
Naturale riferirci, ad esempio, ai politici nostrani…
Ricordandoci, però, al contempo, che tutto il mondo è paese…
Non solo: altra ‘casta viziosa’ è rappresentata dalle banche.
Il vecchio amore non si scorda mai: addebitare costi ‘fuori programma’, collocare servizi non sempre trasparenti o quanto meno non adeguati al cliente, erogare credito ai ‘soliti noti’, ecc.
Il sistema è andato avanti così.
E il risparmiatore è stato a guardare.
Ma la rivoluzione è in corso: CAC, Ecofin, vigilanza unica europea.
Tre colpi sferrati allo status quo.
Ma non finisce qui: quale futuro ci attende?
Le banche in difficoltà hanno potuto contare, finora, sulle cime lanciate dagli stati per salvare coloro che stavano naufragando, tra marosi di sofferenze e sportelli pagati decine di milioni l’uno e che oggi valgono zero.
Finora tutti in porto.
Ma adesso i contribuenti hanno esaurito il loro ruolo di bodyguard dei banchieri.
Anche gli azionisti, in molti casi, hanno dovuto sopportare un peso notevole, per aver sottoscritto ingenti aumenti di capitale necessari al rispetto dei parametri di navigazione (Basilea 3).
E le barche (banche) dovranno ora salvare sé stesse, ricorrendo alle scialuppe che sono già a bordo: obbligazionisti (subordinati prima, e gli altri a seguire) e, in ultima istanza, i depositanti (Cipro insegna).
Non saranno necessariamente le imbarcazioni dall’aspetto più imponente a garantire l’approdo sicuro (chi era quell’attore belloccio? Leonardo Di Caprio?) ma quelle che rispondono ai più avanzati standard di sicurezza.
Alcune vecchie carrette del mare provano ancora a dipingersi le fiancate per mascherare la reale situazione (fusioni, ancora fusioni) ma, come ormai gli ultimi 15 anni dimostrano in modo inequivocabile, non è mettendo insieme due persone claudicanti che si crea un corridore…
Certo, alcuni istituti l’hanno vista giusta: chi molti anni prima (eh, eh, eh) e chi magari solo ora cerca una manovra disperata che le metta al passo con i tempi (chiusura degli sportelli, riduzione del numero di dipendenti e inserimento di notevoli elementi di flessibilità nel costo e nella prestazione del lavoro).
E’ giunto però il momento di agire: l’Italia è ferma da troppo tempo.
Bisogna RIPARTIRE.
Adesso.
Quali elementi possono condurre la ripresa?
Credito, soprattutto ai settori trainanti, e fiducia.
Ecco, sempre e nonostante tutto, tanta, tanta, tanta, fiducia.