Monsieur il #Delfino

Monsieur il #Delfino

“L’Êtat c’est moi”.
I francofoni mi perdoneranno la traduzione: “lo Stato sono io”, diceva Luigi XIV.
Cosa c’entra il mio recente, breve, intenso, soggiorno parigino?
Il titolo di Delfino di Francia era appannaggio dell’erede al trono e lo identificava…ed essendo in procinto, l’Italia, di nominare il successore di chi rappresenta lo Stato…Non c’è alcun dubbio che la cosa più importante in assoluto su cui la politica deve esprimersi, in assenza di altre pressanti problematiche, è la sostituzione del più alto rappresentante delle nostre istituzioni repubblicane (qualcuno, scherzando sugli avvenimenti politici degli ultimi anni, direbbe ‘monarchiche‘…).

E l’economia?
Che poi, detto in soldoni, equivale al presente e al futuro di aziende, lavoratori e famiglie?
Chi se ne occupa, se non la politica?
Fortunatamente se ne occupano i mercati.
Certo!
Spesso, i profani sostengono l’assenza di qualunque vero legame tra la finanza e l’economia reale.
Il fatto che loro non lo vedano non significa affatto che tale legame non esista.

Un esempio recente?
Quello che accade in questi mesi: sosteniamo univocamente che il vero problema per l’Italia è l’avere una moneta forte che impedisce il giochino della svalutazione, che tanto ben riusciva ai tempi della lira.
Beh, l’effetto delle divergenti attese sulle politiche monetarie europea e americana sta generando, nei fatti, una svalutazione dell’euro: esattamente ciò che desideravamo accadesse.
E non di poco stiamo parlando!
Di fatto l’euro ha perso circa il 15% del suo valore, in un solo semestre (curioso che abbia coinciso son la presidenza di turno dell’Italia): roba da valuta del terzo mondo…
Ossigeno per l’economia europea, e italiana soprattutto.

A ciò si aggiunge il calo di ben il 50% del prezzo del petrolio: altro elemento straordinariamente positivo per noi.
È vero, lo è anche per gli altri, visto che tale prezzo è uguale per tutti e incide quindi sui costi di produzione di imprese anche degli altri stati.
Anzi, a voler fare i precisini, visto che il petrolio si paga in dollari, per noi lo ‘sconto’ va ridotto di quanto paghiamo in più sul cambio (il rovescio della medaglia di ciò che trattavamo qualche riga fa).
Ma la sostanza è che la riduzione dell’incidenza a vario titolo del costo di tale materia prima per noi è più importante rispetto ad altri stati a causa della nostra storicamente dissennata politica energetica.
Ad esempio, in Italia la diffusione del trasporto su gomma (persone e soprattutto merci) è elevatissima e il prezzo del gasolio, sceso di oltre il 25% tornando ai valori di inizio 2011, è per noi una notizia particolarmente buona.

L’ultima clamorosa rivelazione è legata al mondo bancario.
Ci siamo assuefatti all’idea, vera, che ormai da anni i rubinetti del credito siano ben chiusi: le banche prestano ormai poco e a tassi elevati.
Oggi la situazione sta cambiando, lentamente ma neanche tanto: grazie alle disponibilità BCE (il TLTRO), qualche banca che si sia rafforzata patrimonialmente può iniziare ad invertire la rotta e ‘regalare’ il denaro.
So che molti faranno fatica a crederlo, ma vi posso assicurare che lo sto già vedendo con i miei stessi occhi.

Il grande rischio è che noi italiani siamo talmente convinti che ci sia la crisi e che la soluzione, in un lontano improbabile futuro, debba arrivare dalla politica, che non ci rendiamo conto di quanto la situazione possa iniziare a definirsi propizia, per effetto dei tre aspetti elencati: cambio, petrolio, credito.
Coloro che se ne accorgeranno per primi potranno beneficiarne più degli altri, come sempre accade, e soprattutto potranno fungere da esempio e stimolo, innescando e contribuendo alla ripresa.
Nonostante la burocrazia, la tassazione asfissiante e soprattutto la mediocrità che ci circonda a tutti i livelli.
: )

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