Piove, governo ladro…

Piove, governo ladro…

I detti popolari, si sa, sono depositari di una saggezza che ha origini antiche.

Nel caso specifico, ci si riferisce ad una diffusa convinzione per la quale ciò che va storto è diretta responsabilità di coloro che guidano le sorti della nazione.
Sarebbe quindi corretto, nonostante non mi risulti alcun detto che esprima tale convinzione, attribuire al governo anche i successi che possono manifestarsi?
Come vanno oggi le cose, in tema di economia e finanza?
Il ‘nemico’ è sotto controllo: lo spread è a circa 170 punti.
Poco o molto?
Tutto è relativo: ancora superiore rispetto ai livelli ante 2011, ma enormemente più basso rispetto ai tempi del febbrone da cavallo vissuti durante l’era Monti.
Di certo lo stato paga meno interessi sui titoli di nuova emissione e quindi il peso del debito pubblico alleggerisce meno le nostre tasche di contribuenti.
Merito di Renzi (e, prima, di Letta)?
Come potrei permettermi di parlare di politica in tempi di campagna elettorale?
; )

Comunque, se così realmente fosse, i successi non finirebbero qui: anche la tanto vituperata borsa italiana sta sprintando più forte di un centometrista.
Un rialzo del 50% negli ultimi 9/10 mesi è la semplice dimostrazione di cosa è opportuno fare quando si parla di investimenti: il pessimismo, la crisi diremmo solitamente, è il miglior viatico per conseguire guadagni ma soprattutto quello in cui i prezzi estremamente bassi si scontano già il peggio del peggio del peggio.
Il punto di massima negatività coincide infatti con il minimo del mercato (senza pretesa di fare gli indovini) e quindi di massima opportunità finanziaria.
Al contrario, da cosa è opportuno guardarsi?
Dall’ottimismo che spinge i mercati ai massimi e, ad un certo punto, mostra valori ben superiori a ciò che il buon senso dovrebbe portare ad esprimere.
Ed oggi a che punto siamo?
Beh, certo il pessimismo dilagante è ormai un ricordo.
Persino il PIL ha smesso di puntare il piano interrato e fa capolino con timidi segni ‘più’…
La buona notizia è che l’ottimismo non è ancora lo stato d’animo più diffuso, per cui il punto di massimo rischio e minore opportunità finanziaria non è ancora stato toccato in quanto, probabilmente, i massimi di mercato non sono ancora raggiunti.
Nonostante ciò, una fisiologica presa di fiato ci può stare.
Un vecchio adagio recita di alleggerire le posizioni a maggio, prima delle vacanze estive.
Preferisco in questa sede non addentrarmi in statistiche che, comunque, lascerebbero il tempo che trovano.
Ma una particolarità storica la stiamo vivendo: tassi così bassi (vedi titoli di stato, italiani ed esteri) sono abbastanza inconsueti e stanno veicolando ingenti masse finanziarie verso i mercati azionari.
Questo propellente difficilmente si esaurirà a breve e, pertanto, è possibile che ogni eventuale occasione di storno dei mercati sia un’occasione di investimento piuttosto che un’occasione persa per monetizzare.
Certo, in Italia, la diffusione (e meno ancora la cultura) dell’investimento azionario è abbastanza modesta.
La volatilità del mercato spaventa, soprattutto (paradossalmente) quando è trasparente: azioni quotate, fondi comuni, ecc.
Spesso i risparmiatori dicono ‘si’ o ‘no’ alle passate esperienze e non ai veri contenuti del momento.
Quanti oggi conoscono esattamente le dinamiche, ad esempio, dei titoli di stato o delle obbligazioni bancarie?
Riusciranno i nostri eroi (consulenti del ‘terzo millennio’) a superare il loro tradizionale ruolo (salvo illuminate eccezioni) di braccio armato delle istituzioni finanziarie per il semplice collocamento di prodotti?

 

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