
Politically uncorrect
La politica?
Un teatrino, anche quando i protagonisti si avvicendano sul palcoscenico, come in Italia in queste settimane.
E se estendessimo il concetto a livello globale?
I ruoli da interpretare sono gli stessi, anche se la partita da giocare è di portata ben più ampia.
Un esempio concreto è dato da recenti avvenimenti che hanno rischiato di condizionare la Storia, ancor più che la sola politica: le tensioni tra Corea del Nord e USA, con tanto di reciproche minacce atomiche.
Com’è andata a finire?
Il pericolosissimo Kim Jong-un ha pensato bene di virare verso un’amichevole partecipazione alle Olimpiadi invernali sud-coreane e, da allora in poi, i rapporti internazionali si sono di gran lunga distesi.
Tutto è bene ciò che finisce bene, certamente; ma cos’ha innescato la svolta positiva?
Il Presidente USA è un uomo d’affari di quelli con il famoso ‘pelo’: ha costruito la sua fortuna grazie a straordinarie abilità nel ‘trattare’. E’ un ‘affarista’, non uno che ha ‘cambiato in meglio il mondo’ attraverso invenzioni, affascinante design o la visione del progresso prossimo venturo.
Una delle principali abilità di chi sa ‘trattare’ consiste nel far partire la negoziazione da una posizione favorevole.
Se volessimo acquistare un immobile, il cui venditore richiede 300 mila euro, e facessimo una prima offerta a 280.000 euro, a quanto si chiuderebbe con tutta probabilità?
Ipotizziamo 290.000?
Se, nella stessa situazione, partissimo da un’offerta di 250.000 euro, quale potrebbe essere con maggiore probabilità il livello di prezzo a cui chiudere l’affare?
Diciamo 275.000 o, quanto meno, in un intervallo di prezzo tra 275.000 e i 290.000 del caso precedente; quindi, la posizione di partenza influenza ‘psicologicamente’ la trattativa e l’equilibrio finale.
Per Trump, ridicolizzare verbalmente e minacciare militarmente di bombardamenti nucleari ha semplicemente consentito di giocare la ‘partita’ posizionandosi in modo favorevole e condizionando il proprio avversario a negoziare in modo molto più amichevole.
In queste settimane lo scenario economico mondiale è condizionato, così come i mercati finanziari, da un’ennesima mossa ‘hard’ del Presidente USA: l’introduzione di dazi che invertono una tendenza alla liberalizzazione globale del commercio avviatasi dopo la seconda guerra mondiale.
Il suo obiettivo: migliorare il posizionamento competitivo della sua nazione.
Quale migliore occasione, per raggiungerlo, che partire da una posizione di vantaggio?
Una volta introdotti i dazi, si è creato, infatti, spazio per un’ammorbidimento della sua posizione, attraverso una negoziazione che lo porterà, con tutta probabilità, a raggiungere un equilibrio più favorevole rispetto a quello precedente.
God Save The President. 🙂