Vai avanti tu che mi vien da ridere

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Gorvernissimo, governicchio, di programma, ad assetto variabile, ecc.
Nel frattempo mi appare nitido il ricordo del celebre film interpretato da Lino Banfi.
Dopo il Governo dei tecnici, quindi, quello dei comici o cos’altro?
Quanto peserà ancora l’esito delle urne sui mercati e, soprattutto, su imprese e famiglie?
E per quanto tempo?
Il momento è cruciale per l’economia, per la stabilità valutaria e per la tenuta sociale.
Quanto i tempi delle istituzioni appaiono in linea con la velocità del cambiamento a cui siamo, oggi, abituati?

Sembrerebbe, invece, che la maggior parte dei commentatori rivolgano la loro attenzione al mero equilibrio politico ed al consenso in mano alle varie forze in parlamento.
Chiaro è che ciò risulta determinante in funzione di quello che si dovrà fare, s’intende.
La sensazione, però, è che l’autoreferenzialità imperi mentre la partita del benessere nazionale sembra interessare un po’ meno.

Si dovranno prima insediare i nuovi parlamentari, poi eleggere i Presidenti delle due camere. Le consultazioni apriranno gli scenari su possibili (o impensabili) maggioranze.
E, nel frattempo, si avvicinerà il momento di scegliere il nuovo Presidente della Repubblica.
Inevitabilmente i problemi dovranno pazientemente attendere l’arrivo delle soluzioni.

La sostanza?
Le stoccate di questi giorni (in termini di dichiarazioni) tra Germania ed Italia ne sottintendono altre di ben altra rilevanza.

L’economia italiana fa grande fatica a sopportare la rigidità che l’euro forte richiede.
Un debitore che avesse la possibilità di rimborsare i propri debiti stampando egli stesso moneta quanto sarebbe facilitato nel rispetto dei suoi impegni?
A questo privilegio il nostro Stato ha deciso di rinunciare e trasformando il nostro ingente debito pubblico in una valuta che non si ha la possibilità di emettere lo ha, di fatto, convertito in valuta estera aumentandone il peso.
In più, le manovre di bilancio stanno provocando un ulteriore contrazione del PIL: una famiglia (o un’impresa) che riduce il proprio reddito fa più o meno fatica a mantenere gli impegni assunti?

L’amicizia tra le persone si manifesta, si suol dire, nel momento del bisogno.
Altrettanto, immagino, dovrebbe essere tra i popoli.

Il secondo dopoguerra ha partorito una straordinaria storia di amicizia tra popoli europei che, dopo secoli di guerre, hanno ben pensato di sedersi al tavolo per parlare di affari piuttosto che continuare a spararsi addosso.
La Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio (CECA) e, subito dopo, la Comunità Economica Europea (CEE) sono state elemento di garanzia ed integrazione fino a quando l’attuale Unione Europea (UE) non ha adottato l’unificazione monetaria (UEM).
La scelta è stata (probabilmente) prematura e persino politicamente ‘taroccata’: se erano stati posti dei parametri economici di accesso ci sarà pur stato un valido motivo?
Beh, ci ricordiamo che l’Italia, come altri, è stata integrata nonostante non li avesse pienamente rispettati?
Il prestigio politico prevalse rispetto alla sostanza economica.

Come risolvere, oggi, la situazione?
Magari avessi le competenze per dirlo.

Immagino solo cosa succede quando si imbocca una strada che porta verso un burrone.
Le possibilità sono: continuare imperterriti nella direzione di marcia come nulla fosse, accelerare il passo, oppure…

Lascio al buon senso di viandante che c’è in ognuno di noi la risposta.
Ed altrettanto buon senso richiamo, come sempre faccio, nella gestione dei propri risparmi.
L’accurata diversificazione consente, infatti, di non mettere tutte le proprie uova nello stesso paniere e di ottenere, quindi, dosi di sicurezza (vera) e pezzi di rendimento altrimenti inaccessibili.

Nel frattempo, con i risparmi ben messi, possiamo attendere serenamente il nuovo governo ed i futuri assetti istituzionali italiani ed europei?
Ne vedremo, mi sa, delle belle…ed il dubbio, amletico, resta: chi interpreterà, nella realtà, il ruolo del commissario Bellachioma?
🙂

 

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